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La Chiesa del Varò di Taormina: Un Luogo Dove il Tempo Sembra Essersi Fermato

Camminando per le stradine acciottolate di Taormina, tra negozietti caratteristici e terrazze fiorite, capita di imbattersi in angoli silenziosi che raccontano storie dimenticate. Uno di questi è la Chiesa del Varò, un piccolo gioiello che sfugge ai flussi turistici più frenetici, conservando un’atmosfera intima e raccolta.

Non so se sia la luce dorata del primo pomeriggio che filtra dalle finestre, o il profumo d’incenso che a volte ancora si percepisce nell’aria, ma varcare la soglia di questa chiesa è come fare un passo indietro nel tempo. Le pareti, consumate dai secoli, custodiscono preghiere sussurrate, promesse, forse anche qualche lacrima. Qui, tra i banchi di legno scricchiolanti e gli altari decorati con devozione, si respira una pace che altrove, nella vivace Taormina, è difficile trovare.

Storie e Leggende tra Queste Mura

Il nome “Varò” ha origini incerte. C’è chi dice derivi dalla balaustra che un tempo delimitava la piazzetta antistante, chi invece lo collega a un antico termine dialettale legato alla posizione rialzata. Quello che è certo è che questa chiesa, costruita nel Settecento per volere della famiglia Cipolla, ha sempre avuto un legame speciale con la comunità.

Si narra che i pescatori, prima di uscire in mare, venissero qui a chiedere protezione alla Madonna della Lettera, la stessa venerata a Messina. E chissà quante mogli e madri avranno pregato in queste panche, in attesa del ritorno delle barche. Oggi, anche se le tradizioni sono cambiate, la chiesa continua a essere un punto di riferimento per chi cerca un momento di raccoglimento lontano dal caos.

Un’Architettura che Parla al Cuore

Esternamente, la Chiesa del Varò di Taormina non fa sfoggio di grandi ornamenti. La sua facciata semplice, quasi austera, potrebbe passare inosservata se non fosse per quel campanile che svetta discreto tra i tetti di Taormina. Ma è entrando che si scopre la vera anima del luogo.

L’interno, piccolo e raccolto, è un trionfo di dettagli barocchi: stucchi dorati, marmi policromi e affreschi che raccontano storie di santi e miracoli. L’altare maggiore, con la sua luce soffusa, invita alla contemplazione, mentre le statue sembrano osservare i visitatori con uno sguardo benevolo.

E poi c’è la vista. Da qui, affacciandosi dalla terrazza, lo sguardo abbraccia il mare fino a perdorsi nell’orizzonte, con l’Etna che fa da maestoso sfondo. È uno di quei panorami che ti fanno capire perché, secoli fa, qualcuno abbia deciso di costruire proprio in questo punto un luogo sacro.

Perché Vale la Pena Visitarla?

Mentre il Teatro Antico e Isola Bella rubano spesso la scena, la Chiesa del Varò rimane una scoperta per pochi. Eppure, chi si prende il tempo per visitarla se ne innamora. Forse perché qui non ci sono code né biglietti da pagare, solo silenzio e una bellezza discreta che non ha bisogno di clamore.

È il posto ideale per chi vuole:

Quando Andare e Come Trovarla

La chiesa si trova in Salita Varò, una stradina in lieve pendio che si imbocca dal centro. Non sempre è aperta, ma se trovate il portone socchiuso, entrate pure: spesso c’è qualcuno che si occupa della manutenzione e sarà felice di vedervi curiosare con rispetto.

Il momento migliore per la visita? Il tardo pomeriggio, quando il sole cala e la luce diventa magica. E se avete fortuna, potreste assistere a una funzione o a un concerto d’organo: in quelle occasioni, l’acustica della chiesa regala emozioni indimenticabili.

Una Chiacchierata con il Custode

L’ultima volta che sono stato qui, ho incontrato un anziano signore che da anni si prende cura del luogo. Mentre spolverava i candelabri, mi ha raccontato di come, da bambino, venisse qui con la nonna. “Prima era sempre piena di gente”, mi ha detto, “ora pochi la cercano. Ma per me è ancora la casa del cuore”.

E forse è proprio questo il bello della Chiesa del Varò: non è solo un monumento, ma un pezzo di vita vissuta. Un luogo che, nonostante il passare del tempo, continua a resistere, ad aspettare.

Se passate da Taormina, regalatevi una deviazione fino a qui. Non troverete audioguide né souvenir, ma qualcosa di molto più prezioso: un angolo di Sicilia che batte ancora al ritmo lento delle stagioni.

La Chiesa del Varò di Taormina, pur essendo un luogo di culto relativamente piccolo, ha avuto un ruolo significativo nella vita religiosa e sociale della città. La sua posizione, nei pressi della Porta di Mezzo, la rende facilmente accessibile e ben integrata nel tessuto urbano storico di Taormina.

Uno degli aspetti più affascinanti riguarda la cripta sotterranea, che si trova sotto il campanile. Questo ambiente, avvolto nel mistero, conserva tracce di un affresco crucifero, forse risalente ai primi secoli del cristianesimo. La sua presenza suggerisce che la chiesa potrebbe essere una delle più antiche di Taormina, testimoniando la lunga tradizione cristiana della città.

L’architettura della Chiesa del Varò di Taormina è un mix di influenze catalane e barocche, con una facciata sobria e massiccia. Il portale principale è in pietra di Taormina, mentre un secondo ingresso laterale, in marmo rosa, è accessibile tramite una scala a doppia rampa. Il campanile, incorporato nella struttura, ospita tre campane e poggia su archi decorati con finti archetti in muratura, un dettaglio piuttosto raro nelle chiese siciliane.

All’interno della Chiesa del Varò di Taormina si trova un affresco del pittore messinese Vincenzo Tuccari, realizzato nel XVII secolo, che rappresenta il Trionfo della Croce. Questo dipinto è considerato un capolavoro della pittura barocca e domina la parete dietro l’altare maggiore. Un tempo, la chiesa ospitava anche un dittico del pittore Antonino Giuffrè, dedicato alla Visitazione di Maria Vergine, oggi custodito al Museo di Messina.

Un elemento di grande fascino è la Congregazione del Varò, che storicamente era riservata ai nobili. Oggi è composta principalmente da donne, con oltre 700 membri, che ogni anno partecipano alla Processione del Venerdì Santo. Durante questo rito, le socie vestite di nero portano in spalla la Vara dell’Addolorata e le statue dei Misteri, illuminando le vie con fiaccole. Questo evento è considerato catartico e sinodale, unendo spiritualità e tradizione popolare.

Un dettaglio particolare riguarda la tomba comune dei membri della Congregazione, che riporta un’epigrafe del XVIII secolo con un monito sulla fugacità della vita, accompagnata da un teschio con tibie incrociate. Questo simbolo, tipico delle rappresentazioni barocche, sottolinea il tema della caducità dell’esistenza e il passaggio verso l’eternità.

La Chiesa del Varò continua a essere un punto di riferimento per la comunità taorminese, non solo per il suo valore storico e artistico, ma anche per il suo ruolo nella conservazione delle tradizioni locali. Visitare questo luogo significa immergersi in un’atmosfera unica, dove arte, fede e storia si intrecciano in un racconto affascinante.

Curiosità e Dettagli Unici sulla Chiesa del Varò

1. Il Mistero della “Scalinata dei Fedeli”

Accanto alla chiesa si nota un’antica scalinata in pietra consumata dal tempo. I locali la chiamano “a scalinata ri santi” (la scalinata dei santi), perché si dice che i fedeli un tempo la percorressero in ginocchio come atto penitenziale. Alcuni gradini mostrano ancora lievi incisioni a croce, forse lasciate da pellegrini.

2. La Statua Miracolosa

All’interno si venera una statua lignea della Madonna della Lettera del ‘700, protagonista di una leggenda: si narra che durante una tempesta particolarmente violenta, alcuni pescatori la portarono in processione fino al mare e le onde si calmarono all’istante. Ogni anno, il 3 giugno, una piccola processione commemora l’evento.

3. Il “Crocifisso del Miracolo”

Una nicchia laterale custodisce un crocifisso del XVIII secolo con una storia singolare: secondo la tradizione, durante un terremoto nel 1818, la statua del Cristo avrebbe “chinato il capo” per proteggere i fedeli radunati in preghiera. L’episodio è ricordato da una targa in marmo.

4. L’Organo dimenticato

Sulla cantoria in fondo alla navata si trova un piccolo organo a canne del 1856, ancora funzionante ma usato raramente. Se avete fortuna, potreste ascoltarlo durante alcune festività: il suo suono, seppur flebile, risuona in modo suggestivo tra le mura antiche.

5. Il Pavimento “Parlante”

Guardate bene il pavimento: alcune mattonelle recano incisi nomi e date (il più antico è del 1792). Si trattava di una tradizione per cui le famiglie benestanti pagavano per essere sepolte sotto la chiesa e lasciavano il loro segno.

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